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Nell’arte medievale il tema della soglia, del passaggio fra una dimensione e l’altra, è cruciale dal punto di vista simbolico e coinvolge sia la spazialità sia la dimensione del tempo (T. Bawden, Die Schwelle im Mittelalter, 2014). Nell’universo del sacro grande risonanza ha avuto la definizione che Cristo stesso dà di sé nel Vangelo: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato” (Giov. 10,9). Da ciò deriva l’importanza che il cristianesimo attribuisce alla linea di confine tra umano e trascendenza, tra peccato e salvezza. Nell’ambito della rappresentazione tale messaggio si esplica tanto sul piano figurativo, ovunque si trovino linee di demarcazione tra mondo terreno e aldilà (P. Florenskij, Le porte regali, 2021), quanto nell’architettura, come attesta la densità di iscrizioni ed espressioni artistiche in corrispondenza degli accessi ai luoghi di culto (M. Pastoureau, Tympans et portails romans, 2014) e, al loro interno, tra spazio riservato ai fedeli e presbiterio. Ma il concetto di soglia è legato anche alla scansione temporale delle celebrazioni, dalla trepidante attesa durante la vigilia allo svolgersi della festa vera e propria: si pensi al rito del battesimo e all’importanza conferita agli spazi che lo ospitano (R.M. Jensen, Living water, 2011), costruiti e decorati con considerevole sforzo creativo e dinamizzati attraverso mises en scène multisensoriali. La monumentalizzazione degli ingressi, i riti di passaggio, le zone liminari investono ovviamente anche il mondo civile, le mura delle città, gli ingressi delle residenze principesche e delle fortezze militari. Né d’altra parte sarebbe giusto separare la dimensione laica da quella religiosa: basti considerare il fatto che a Bisanzio l’Iconoclastia ha inizio (nel 726) con l’ordine – impartito da Leone III l’Isaurico - di rimuovere l’effigie di Cristo sulla Chalke, la porta del palazzo imperiale di Costantinopoli.
In epoca moderna, oltrepassato il confine delle colonne d’Ercole, l’universo culturale europeo si amplia e trasforma (F.A. Yates, Astrea. L’idea di Impero nel Cinquecento, 1978). L’approdo nel vecchio continente di oggetti mai visti prima, di naturalia e mirabilia, di nuove forme viventi e del sapere, secondo un processo lungo che si spinge per tutto il Seicento, plasma la mentalità del tempo aprendo a forme inedite di sperimentazione e di elaborazione figurativa. Entrati in contatto con il sapere maturato in seno a civiltà semisconosciute, gesuiti celebri come il geografo, matematico e cartografo Matteo Ricci di Macerata e più tardi Athanasius Kircher fondatore a suo modo dell’Egittologia, generano forme di contaminazione e meticciati inediti sulla soglia tra l’oriente immaginario e l’oriente immaginato. Il confronto con il ‘diverso’ diventa allora un vero e proprio parametro interpretativo che si carica di connotazioni politiche e propagandistiche di ricezione, di forme altre del sapere che vengono espresse attraverso i media più disparati (esemplare il confronto scontro con gli infedeli della fede, ad esempio, che vede nell’immagine del turco la personificazione del nemico, demonizzata in modo direttamente proporzionale all’instabilità politica del Mediterraneo – si veda ad esempio, Images in the Borderlands, a cura di I. Čapeta Rakić, G. Capriotti, 2022). Il concetto di soglia, in questo senso, è allora declinabile a piacere laddove si intenda approfondire la ‘storia’ di un prodotto culturale in senso lato, come esito di un processo di corrispondenza ancipite tra una civiltà e un’altra. L’epoca moderna è di per sé quella del superamento della soglia come limite, sia esso geografico o culturale, di apertura verso ‘nuovi mondi inesplorati’ anche grazie alla rivoluzione che segue alle scoperte scientifiche galileiane. Considerata un tempo invalicabile e come limite (vuoi per ragioni politiche, religiose, filosofiche, tecnologiche) ecco che, fuor di metafora, la soglia si trasforma in un trampolino di lancio verso il mondo globalizzato (T. Brook, Il cappello di Vermeer, 2015).
In tempi più recenti, il dispositivo dell’out of frame ha sollecitato un acceso dibattito, dalla pittura (V. Stoichita, Breve storia dell’ombra, 2000) al cinema (A. Bazin, What is Cinema?, 1967; D. Morgan, The Lure of the Image, 2021). Mentre la creazione di spazi virtuali, immersivi e interattivi, in cui il confine tra immagine e realtà risulta di sempre più difficile demarcazione (P. Conte, Unframing Aesthetics, 2020; A. Pinotti, Alla soglia dell'immagine, 2021), il limite sempre meno intelligibile tra apporto umano e sviluppo generativo è al centro di studi sulle implicazioni storiche, estetiche ed etiche dell’intelligenza artificiale (R. Pedrazzi, Futuri possibili, 2021; M. Pasquinelli, The Eye of the Master, 2023; L. Manovich, E. Arielli, Artificial Aesthetics, 2024). Nell’ambito degli studi sulla Guerra fredda culturale, il concetto di soglia entra in gioco come superamento di una presunta impenetrabilità della Cortina di ferro, di cui invece vengono sondati i punti di contatto come generatori di pratiche culturali, artistiche ed espositive. Thresholds è il titolo della mostra ospitata nel padiglione della Germania alla Biennale d’arte di Venezia del 2024, debutto, nella storia della partecipazione tedesca, di una sede esterna ai Giardini, in linea con quel “formato espanso” a molteplici possibilità di fruizione – fisiche o virtuali – che caratterizza su scala globale il formato delle Biennali (C. Jones, The Global Work of Art, 2017). Infine, lo sconfinare, nell’accezione di insistere sulle linee di demarcazione territoriale e sulle loro ricadute politiche, sociali e culturali, si pone come oggetto di pratiche artistiche e curatoriali ascrivibili al contesto dei Border Studies, interdisciplinari per definizione.
Come è ormai consuetudine, anche il numero del 2025 accoglierà alcuni contributi che potranno esulare dal tema monografico, nella specifica sezione Alia itinera.
Potranno essere prese in considerazione esclusivamente proposte provenienti da studiose/i in possesso del titolo di Dottorato/PhD.
Abstract di ca. 2000 caratteri (spazi inclusi), nella lingua dell’articolo, con proposta di titolo.
Lunghezza ammissibile del paper: tra 30.000 e 40.000 battute, spazi e note incluse (esulano dal conteggio finale: l’abstract, le didascalie, la bibliografia).
Il saggio dovrà essere redatto secondo le norme redazionali della rivista.